Mentre si stava spogliando
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Milano, 21.09.1997 | ||
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Mentre si stava spogliando ho visto, ma il mondo si è fermato in volo, e poi sgualcito sul letto un rauco sentimento di fango del nostro piacere e poi sapendo m'ha introdotto e poi costretto a dire la verità tacendo: un vecchio demone, Lucifero pentito, imprigiona la pazienza dei sentimenti e imbratta col sangue che non sbaglia più un errore che non sbaglia, un ultimo viaggiare: aspettare e poi fuggire. L'inquietudine di una anestesia anonima o tragedia simpatica sinfonia terapeutica di un cuore che se ne sta come carezza all'essere uomo, cerco, cieco di sfuggire musicalmente la verità. Le radici di un lampo, contorte, quando arreso scandisce lo scirocco passare con cui la tua notte m'ha preso, al volo solo, neanche fossi un ladro che non sfugge alla pulizia del tuo passato di lì, m'hanno intrappolato nel buio gracidare e bollente delle tue imprese tentacolari, pretese nomadi e spettacolarmente amari ricordi rimango perduti come i figli che non ho mai avuti. La bussola di questo cieco desiderare, bemolle attrito sulle spalle del mio male, urlo garantito, chiuso in un mistero in bianco nel sogno delle donne morte senza mai sognarlo senza mai averlo accanto. Tonnellate di sputi e insulti sui nostri ufficiosi imprecisi tricolori insuccessi singulti prematrimoniali, noi feriti a morte nel silenzio di San Pietro: il bacio, l'orgoglio di un la assoluto, comatoso e sclerotizzato in qualche acuto cui la morte batte le mani, quando per davvero hai pronunciato l'ultima parola e non ti sei ferito. Il perdono del prete nel buio che confessa la gente per bene che ha disincagliato l'attimo fuggente, e i piedi indistinti che dilatano questo letto, baldacchino scomposto di una parola e disinvolto nella speranza borghese di una cosa sola, aristocratica e cortese, pur rimanendo un provinciale squittìo scialbo e vero ed altro, ed io, ed altro ancora. Ma non avete paura, non avete più la forza di stare fermi per la foto sulla dedica, e nemmeno l'umiltà lasciva la felicità corriva delle carezze deliranti per cui ho smerigliato i miei vecchi corteggiamenti sovrani e caustici, piuttosto stupidi: prurito facile in fondo al mantice delle parole che vi mandano a cagare, credete a me, vi farà un gran bene. E ti farò amare da questo benedetto invece, pubblicità improvvisa cardiovascolare, sì, ti farò adorare da questo sentimento, e ti farò del male con questo sentimento; io ti farò vedere che per soffrire ci vuole stile, un paratesto di cose da fare, contestualmente essere e ferire per immagini e bizzarrie sociali che non capirai, ma cosa importa. E crescere sarà la nostra solitudine: il vento che si stacca le foglie di dosso, una dimora scovata nel rosso di un dolore squallido e lunare di un'emozione architettata dal marketing del cuore: troppo facile, ironica, scodinzola per una ciotola di croccanti nostalgie ataviche sul letto, sullo stesso delle mie, cene amorosamente in fondo in fondo digerite opportunatamente salate: mi rimane solo la cera sulle mani, al lume di un ricordo sciatto e passeggero perché un altro autunno è cominciato questa volta, per davvero. |
Copyright (C) 2003 Riccardo Bagnato [www.bagnato.it]
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