Di ritorno sulla Terra
Milano, 28.04.2003
  I've always thought,
that if I'd touched the Earth,
It would have crumbled;
It is so sad and beautiful,
so tremulously like a dream.
Di ritorno sulla Terra,
mi sono a volte domandato,
cosa avrei potuto
chiedere,
esigere,
sperare,
pretendere,
	        o reclamare,
che non fosse stato
il mio rimpatrio solamente.
Dopo secoli di guerre di parole,
di mia assenza,
cosa avrei trovato?

Chi avrebbe mai pensato,
non sarei nemmeno
dovuto ritornare,
se a queste avessi avuto
risposte chiare, lucide parole
che non ho viste
nemmeno intorno al Sole?
Avrei piuttosto dovuto continuare
a navigare e visitare
le costellazioni di Mercurio, vicino al cuore,
i finti raggi della luce nello spazio,
le piogge su Plutone,
ed ogni cosa apparsa nuova,
per scoprire un modo,
un solo modo per scordare
quello che ho incontrato
in questo sconfinato
Universo parallelo, e ritornare.

Ma sono eternamente stato
di ritorno, eterna mente senza posa,
e il tempo ha fatto il resto,
ha cavalcato il tempo
come fa Caronte sullo Stige
guardando indietro l’altra sponda
su cui, il feretro ambulante ha caricato,
di un istante fatto di promesse,
per paura di annegare.

Di ritorno fra i miei simili
ho visto ancora in viaggio,
il coraggio dell’aurora,
i satelliti spaziali, e le astronavi,
e intorno a quelle,
ho visto i sogni che ero stato.
Illusioni silenziose della mente,
senza voce e senza senso
	        o direzione, 
mentre adesso,
che la Terra è ormai vicina,
che ho rimesso tutto in cerchio,
dalla Terra sento spesso
una voce che ripete
e che mi chiama.

Anch’io ti voglio bene, le rispondo,
anch’io ti giuro,
ma non sono che un ricordo
sciolto in volo, verso il sole,
una lacrima lunare
che consola l’Universo,
che al contatto esplode in mille pezzi
meteoriti di parole,
e detriti sparsi dentro al cuore.

Ma sono ormai arrivato
e aspetto prima del saluto
sia finito l’atterraggio. Tu pure,
aspetta sia atterrato.
Sono solo un piccolo
segnale in mezzo all’atmosfera
che risponde,
capta,
che decifra,
s’avvicina,
e non si muove.
Sono un altro
strano oggetto in collisione
con la tua paura di volere.

E adesso? Adesso che ho posato
il primo piede sulla Terra,
non ricordo… di esserci mai stato
se, sia mai…
	        partito.
La sola cosa che rammento
è qualche cosa che,
trascinandomi per mano,
mi ha lasciato andare a un certo punto della vita,
al largo, fra le dita.

Ora sono sveglio.

Perché sei qui?
	        Cosa pensi di essere?
Chi credi di essere?

Ricordi di avermi amato?

Ricordi dove ci incontrammo?

Posso sederti al fianco?

	        Perché mai non mi rispondi?
Non sono la persona, che ricordi di essere,
non sei più la persona, che ricordo di essere,
and death shall have no dominion.

Tu, mi hai cercato,
ma non abbiamo potuto insieme
far proprio nulla contro
la gravità degli ordini impartiti.
Più di una volta
siamo caduti insieme,
più di una volta, all’infinito,
risorti, siamo rotolati
in ciò che avremmo,
nella galassia in cui ci siamo,
dove non ci sono
più risposte,
solo scelte, e stelle, e buchi neri.
Creati dentro una parola,
intrappolati nel silenzio eterno,
nel pensiero planetario di un’antica nebulosa,
ti ho costretta a ripetere ogni cosa,
e mentre te ne andavi,
anche quando eri già lontana,
sei tornata.

Ci sarà forse un posto
in cui potremo un giorno,
ma non è qui, non sulla Terra. Amata.
Bisognerà aspettare.
I viaggi interstellari verso il Sole
in programma per un’altra vita.
	        In questa
ho seguito la corrente di neutrini,
cercato il ritmo della luce su Nettuno,
il luogo in cui su Marte è incominciato tutto,
trattenuto da comete e sabbie d'oro
ho studiato a lungo su Saturno
i gesti degli insetti:
ma su tutto avevo torto.
Tutto ciò che abbiamo fatto,
	        però
è stato perdonato.

 
Copyright (C) 2003 Riccardo Bagnato [www.bagnato.it]
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