La solitudine della guerra
Milano, 24.04.2003
 
Era l’unico esempio di un mostro a sei zampe,
di cose del genere non s’erano viste
da secoli e secoli dopo il lungo letargo.
Era solo un esperimento andato male,
le urla di mamma e papà nei giorni tristi,
un bambino lasciato in disparte
a ribollire di rabbia per non essere morto.
Ad alta voce piangeva ogni giorno
in cucina, in salotto, alla porta e nessuno
che lo abbia mai visto o sentito
sorridere o giocare con altri bambini.
Dicono fosse capace di uccidere un uomo,
non per difendersi, ma perché dicevano tutti
non fosse buono come gli altri bambini;
dicono che l’hanno seguito i servizi sociali,
ma quando è scomparso nessuno ha capito
dove fosse finito, dove fosse svanito.
Io restavo per ore a guardarlo giocare
da solo in cortile ad aspettare la sera,
Quella era la tana del mostro gigante
fra i giochi degli altri bambini ed i fiori;
restava sdraiato sull’erba nascondendo le zampe.
Qualche volta chiamava la mamma
dopo la pioggia ormai fradicio da sotto i balconi
fino a quando la sera scendeva
e non scorgevo più niente.
Per me l’unica cosa evidente, l’unica cosa sicura
era che il mostro aveva paura.
Ma un giorno quel mostro prese il coraggio a sei zampe,
chiuse gli occhi e poi smise di urlare,
dapprima gridava più forte con tutto il suo fiato,
e poi ancora ma sempre più piano.
Avrei voluto salvarlo, andare giù in quel cortile
allungare le mani e portarlo lontano,
scendendo le scale urlare il suo nome.
Quel giorno nessuno si accorse di questo
di quanto sarebbe successo in quel grande cortile.
Il mostro restò immobile per tutto quel tempo
e anch’io chiusi i miei occhi perché avevo paura.
Dicono sia stato qualcuno,
che ancora lo stanno cercando,
sono sicuri però che non sia più vivo,
perché un mostro a sei zampe non può
un mostro a sei zampe si nota, si vede.
Dicono tanto ma ancora io non so
perché vedo ogni giorno sull’erba,
quel mostro a sei zampe ballare,
cantare canzoni e sul prato sdraiarsi.
Se chiudo gli occhi lo vedo felice
ballare a sei zampe fra gli altri e d’inverno
farsi un fuoco e sognare guardando la neve.
Ma quando riapro gli occhi non vedo più niente
solo un cortile circondato da gente
sono mostri più mostri di quanto
un essere umano possa mai immaginare,
hanno solo due zampe e la legge mi han detto
sanziona fra loro chi vuole una vita normale
il rispetto dell’uomo, il vento al mattino
e chi vince lo premia con tutti gli onori.
Io li lascio parlare, loro dicono tanto
e talvolta avranno pure ragione, ma intanto
scendo ogni giorno più volte in giardino
chiudo gli occhi e lo chiamo
lui arriva e mi guarda, sulla bocca ha un sorriso
e mi chiede soltanto a chi tocca
non farsi trovare
dai mostri a due zampe.

 
Copyright (C) 2003 Riccardo Bagnato [www.bagnato.it]
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