Jolanda non capiva
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Milano, 16.04.2003 | ||
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Jolanda non capiva perché sua madre a Irene concedesse quel suo sguardo quegli sforzi, quel suo dolce essere distante abitante il mondo, e come rosa profumasse intensamente per una cosa appena giunta che in un istante aveva chiesto tutto. Jolanda, amore mio, ma non capisci? Cresci. Crescono i galletti le pecore, la scrofa, gli ulivi, l’erba ed il vigneto, le principesse nelle fiabe e i cavalieri, il sole all’alba di ogni giorno e l’oggi dentro a ieri. Crescono i bambini, gli amici, i nonni, il vento nella sera, cresce la speranza, ma anche un po’ il dolore di sapere che si muore di sapere che si lascia, che perciò si vive. Crescono i gattini, la musica si perde fra le aiuole e le colline e le parole che non diciamo, e che dovremmo, dire, fare, amare, lettera o testamento. E cambia il punto, la virgola e l’accapo, come dalla cima o dalla valle, cambia il senso in cui guardare e senza accorgerci il sentimento dell’amore. Son momenti, questi in cui ci sembra tutto crolli che tutto perda senso, ma non è vero, o forse li ricordiamo faticosi e basta. Ma quando un po’ cresciuti, fra corse di fratelli ci si volta e verso quelli, li si guarda, li si ammira, e cambiano i colori, allora scorgerai di nuovo un luogo in cui riposa fra le rughe di un pensiero un sorriso che ti sfiora. I suoni prenderanno le sembianze di non più strane sensazioni, ma di parole, che loro e la tua mamma rivolgeranno a chi, più di ogni altra cosa s’ama. E’ difficile, lo so, spostarsi, lasciare il passo, lasciarlo senza calpestarsi, capire che qualcosa sta cambiando, prima che ci cambi addosso. Molto meglio sarebbe rimanere al posto giusto, a quello in cui si è sempre stati, ma non si può. E non perché qualcuno non lo voglia, perché è così che scoprirai quanto ancora ti può dare il tuo babbo e la tua mamma, e loro insieme scopriranno, a te che l’amore non funziona mai al risparmio, che cresce, cambia, aumenta, che tutti noi cresciamo per fargli posto e senta che è il benvenuto, e possa stare comodo e curato, accolto come un bocciolo sbocciato, perché non caschi mai in letargo non appassisca soffocato dalle solite abitudine e dal passato. Ma questo a te non può accadere, perché il tuo cuore è pieno di colori, in cui la piccola manina dell’Irene, come un abile pittore intinge e con amore dipinge con la mano di un angelo seguendo attenta i tratti del tuo sguardo il mondo. E pensa… un’altra piccola creatura, un angelo poeta, o forse un angelo scultore, un angelo cantore o ballerino, è il dono di questa primavera al tuo destino! A volte è dura, lo confesso, ma ora non è il momento che racconti perché e per come c’abbia messo così tanto per capirlo: che l’amore cambia tutto e tutto cambia nell’amore. Quel che conta che sia un abbraccio, che sia un augurio, alla fine di tante piccole parole che non so perché stasera son scivolate così veloci e così sincere, è il tuo di anniversario. Altre volte paiono di sasso è vero, e a scolpirle una ad una faccio tanta tantissima fatica. A tirarle nello stagno poi è come se vibrassero e rimbalzando andassero a posarsi sull’altra riva di me stesso. Ma poi mi fermo e mi commuovo, e penso a te, a tua sorella, alla tua mamma a Dino, a me, a quello che sarei senza di voi e mi rallegro che dopo tanto tempo, riflettere e pensare, attendere e viaggiare, sia giunto a questo appartamento in riva al mare da cui stasera, lo so per certo, poter gettare un sassolino dall’altra parte, dove qualcuno è pronto ad afferrare il resto. E sappia infine, seppur immobile e distante stringerti e abbracciarti e dirti auguri. Da in cima a un cuore, tuo zio Riccardo, con tanto amore. |
Copyright (C) 2003 Riccardo Bagnato [www.bagnato.it]
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