Fiume di donna
Milano, 02.03.2003
 
Mi piacerebbe
poggiarti i gomiti sulle ginocchia,
prima di prendere il volo:
oltre te, fiume di donna
che non ti fermi mai.
Poi, scivolare indietro
nel ventre, di dentro,
fra le tue domande
di zolfo e parole soltanto
pensate.
Occhio di tigre,
raccolto in giardino,
sull’isola francese,
conservi le curve tra tante,
la Senna, le mani,
quei bastoncini dorati
fra i capelli di Giove,
saggio, fiero, padre eterno
del mattino.
Senza indugio,
lucentezza piano piano,
dietro ogni parola
sospinta, dove tutto muore.
Come mani,
come fango lentamente
sulla spiaggia
in cui non ho potere,
mi hai lasciato,
mi possiedi,
e mi trasporti,
in ciò che avevo.
Non è un errore,
ma solo un attimo che tace
			per pudore
il suo cambiare
negli anni, tra i flutti
che pure hanno ingoiato
nella foga un fiume,
di uomini innocenti e di pensieri
senza distinguere sul delta,
al momento dell’impatto,
tra vincitori e prigionieri.

E il mare.

 
Copyright (C) 2003 Riccardo Bagnato [www.bagnato.it]
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