L'ambasciata
Milano, 20.01.2003
 
Silenzi appesi al nero cupo sguardo del passato,
quasi singhiozzando tra le lacrime e gli affanni,
s’allungano color del calmo,
lento scivolar sul marmo del mattino.
Fino a un punto esatto e meridiano
in cui la luna in mezzo al cielo,
come un velo filtra la speranza ed una luce
raggiunge quanto ho di più caro sottovoce.
Quando, il mondo irrispettoso e attento,
e qualche inutile ubbidienza,
sfiorando nella sera la curva della brezza,
laddove può lo sguardo, aspetta,
e quasi stessi dalla parte di una lama
attendo. E osservo.
Mi perdo in ogni cosa
trasformarsi,
venire avanti lentamente, spostando tutto,
guardarmi dentro
e prendermi da parte,
gettandomi nel viso,
come un’ancora notturna
nel mare dei pensieri,
un improvviso affanno.
E poi, finalmente raccogliere le forze,
cadute ai piedi degli sbagli,
contando ciò che mi rimane
accanto:
l’odore infame dell’assenza,
quando,
prima di lasciare quella presa,
m’accorgo sopraffatto dal dolore
del gelido, racchiuso, soffice e soave
suono di un fantasma che bisbiglia
il sonno eterno di uno sbaglio.
E la realtà si muove intorno,
rivolta e calibra un’offesa,
gettando i guanti sulle scelte a Terra,
guardando fisso il mondo, guardo,
negli occhi il suo tiranno
e finalmente ho pace
fra i gemiti e il profumo della pelle
intrisa del suo sguardo.

 
Copyright (C) 2003 Riccardo Bagnato [www.bagnato.it]
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