Noi | ||
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Uomini pieni di rabbia, il fiato sul collo di uno slogan, sappiamo cigolare, temiamo la paura di mentire e l'incanto, temiamo ciò che siamo. Siamo la gente, la società civile, azione cui manca misura, carità cui manca la paura pensiero senza sacrificio. Marinai, attraversiamo il passato ascoltando le sirene: a prua della zattera Donatello, il porto fra mamma e papà. Balbettiamo, la nostra vita privata tracciando una linea sull'Universo, trascinando i piedi nei sogni fino alla prima colazione. Siamo gli uomini pieni, di speranze, di entusiasmo, dell'artiglieria avversaria ripetiamo a noi stessi gli orrori preparandoci all'impatto. Ammiriamo stupefatti lo schermo dei nostri errori, come se, come se, giochiamo col fango, Adamo al fianco è il nostro immaginario amico. La realtà, un rischio, la nostra ossessione poliglotta, il coraggio dei rumori, noi siamo gli uomini pieni, di noi non è rimasta traccia, e sebbene abbiamo navigato, nessuno ci ha mai visti veramente. Siamo entrati ovunque ci hanno seguiti ovunque, ma noi non siamo, e pertanto cerchiamo, cerchiamo, cerchiamo, dentro a ciò che più d'ogni altra cosa desideriamo trovare. Un altro mondo è impossibile poiché noi non siamo altro da ciò che abbiamo creduto, amato, saputo. E non sappiamo veramente, non abbiamo mai saputo della fine, e abbiamo continuato. Un altro ci comanda mondo interno, giù per le scale dal cuore fino al fegato, che la pace costruisce coi soliti pensieri, instant book, sit-in, cut&paste boicotta, indyani online, netstrike, newsletter contro, altro, petizioni, OT, Firma qua, compagn*. Comunicato stampa, io comunico tu comunichi, egli spia, PGP, cyberights, free speech, breaking news, news, GNUs sempre più news, sempre più free. G8, NATO, NO, guerra permanente, globale o rivoluzione? Blog them all! Mai sentito parlare di pace ingiusta? Di biopolitica disorganica invece? Sì, eh? Merda del nuovo millennio e i risultato non cambia: puzza cmq. Un altro noi è possibile. Un autre nous est possible. Ein andres wir ist möglich. Another US is possible? Noi, le sirene, aristocratici reietti, noi siamo carne fresca, noi siamo un corteo a quattro zampe, noi siamo il dato. Abbiamo avuto paura per molte ore, dopo mezzanotte come se non dovessero svegliarci dall'incubo le lacrime, i manganelli. E appena usciti di lì l'unico gesto è stato l'ultimo, l'ultima parola l'unica certezza. La rabbia, un cerchio, che abbiamo giocato fino a mangiarci la coda, siamo ciò che è rimasto. Il singhiozzo di uno sparo ricostruito e filmato, ora in qualche cassetto a fianco di un amico perfetto. “Adamo, dove sei?” Ho sentito la tua voce, mi è parso che, mi è sembrato che, l'orrore fosse finito, capisci? Ho dovuto. Tu, che avresti pensato? Noi, uomini vuoti, questo siamo sospesi fra il novecento e l'infinito. Noi, degli anni falsi noi, frecce tese sull'arco di trionfo, facciamo l'amore come si apre un conto in banca o si investe, si progetta e si consuma. Ci si consuma a vicenda, al rovescio senza pazienza, qui e subito, della vita leggiamo subito la quarta. Abbiamo detto “ti amo” mille volte, senza dirlo, e se lo abbiamo fatto abbiamo tradito, preferito la comodità della solitudine dicendo no “così non va” senza mai rinunciare. Abbiamo creduto alla menzogna vaginale che avrebbe risolto tutto: una casa, un figlio… oh! Se mi avesse tenuto la mano, se mi avesse, se mi avesse, mentre rimettevo in ordine una dopo l'altra le dittature, se mi avesse aspettato se avesse detto una volta in più, andrà tutto bene, andrà tutto bene. Noi, che abbiamo visto New-York a ginocchio e Milano a ringhiera, Genova visitare gli Uffizi, Venezia che trascina al largo tutto, avremmo potuto attraversare il nulla, la trasparenza del giorno senza morire, urlare senza urlare, senza dire senza ferire, senza disturbare la storia mentre ci fa del male. Noi, siamo gli uomini vuoti, abbiamo scordato, scontato, archiviato, mutilato, asciugato le lacrime. Noi, che siamo tornati là a ricominciare, a dire agli altri, a disinnescare una bomba nucleare. Noi, vertigini adolescenziali sulla corda, ancora sulla fune a sperare nel tuffo finale, e rivedere quel salto, in quel salto mille volte dalla mente fino alle parole che avremmo dette, che avremo, almeno una lacrima discendere insieme a noi sopra il mondo e inondare, riempiendo l'universo la ragione, l'arroganza degli anni, pregato il figlio della Vergine. Ma prega invece Iddio che non avvenga, che non avvenga mai una perquisizione fra i nostri cinici dolori nascosti odori nel bucato del presente “I fazzoletti?” Noi li abbiamo usati solo fra i lacrimogeni delle vostre certezze”. Noi che abbiamo baciato e sulle labbra dei nostri amori abbiamo lasciato i sogni a farsi coprire da un rossetto. Siamo rimasti per anni in naftalina o sugli scaffali del cervello e un bel giorno siamo usciti dai bordelli e voilà, eccoci a ricominciare, e allora: r-i-c-o-m-i-n-c-i-a-m-o! Noi, a cosa potremmo rinunciare mai senza svanire per sempre dentro al cinismo dei numeri col sorriso fra i denti, come animali braccati in vetrina? Noi, espressioni democratiche, guerrieri lontani e desideri imperiali, noi, nella trincea dei gesti, noi, in apnea coi giusti ci arrampichiamo sui vostri autunni caldi fra gli aggettivi che c’incollano al suolo, per sempre alla pelle dell’Universo. Se ognuno di noi avesse un po’ degli altri dentro di sé! E invece sembrerebbe il nostro destino andare dritto verso sé stessi, e non trovare nessuno. Noi e voi, uomini e donne, soltanto vivi formicaio sotto la sabbia delle parole dei giorni, nelle mie braccia, soltanto questo sappiamo fare male, amare. |
Milano, 02-09-2002
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Riccardo Bagnato [www.bagnato.it]
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