Poi, dicesi di parola inesistente | ||
Modena, 30-09-1998 |
||
|
||
Per non prenderci sul serio siamo forse capaci di dare le spalle al mondo, all’esistenza giriamo intorno, ci affidiamo al tempo che ci resta, poi un giorno, pestando i piedi alla realtà i pensieri come polvere soffusa luce fioca e polverosa che nasconde crescono inutili spezzandoci le vene e poi, dicesi di parola inesistente, se ci va bene, saltiamo sul carro di quelli che l’avevan detto, ma poi, di parola che precede senza dire, ci sorprende in gola, essere lì da sempre il nodo, il cappio stretto da tutto ciò ch’è stato scritto, più profondo senza o col prestigio della storia; ma è proprio qui il segreto. Pur sapendo si fa, si scrive, come respirando la stessa aria non si fa che respirare. E poi, di tanti pensieri inutili, per molti non vi sarà che un nome, per altri un corso monografico, un libro un posto, doppie apici honoris causa in pasto ai vivi per appestarvi in testa una consolazione, del ritmo con cui si vive fra chi l’ha detto o non l’ha detto fra chi l’ha fatto o chi non l’ha fatto scappare, aiutare, rendere felice, amare dove ci porta il carro, nel lazzaretto: a cercare la parola che non esiste, questa mai pronunciata scritta, per impiccarvi un io introvabile, che si vergogna d’esser solo! Fosse oro, ci rendesse il senso o immortali felici, salvi o giusti, avesse il gusto dei baci che in te ho sprecato, il cuore, il fegato di perderli ancora, lo stomaco di riscordarli, ma niente, niente proprio niente, solo un’orgia in the moonlight. |
Copyright (C) 2001 Riccardo Bagnato [www.bagnato.it]
La copia letterale e la distribuzione di questo testo nella sua integrità
sono permesse con qualsiasi mezzo, a condizione che questa nota sia riprodotta.
|