Variazione
Strasbourg, 21-02-1997
 
Un gemito, un breve
riassunto pianto, da qualche
orifizio o sibilante schianto
di parole o smorfia, a cruciverba
nel crocevia dei monologhi
forgiati in questo rigo
teatrale, labirintico senza siepi
la cui uscita non tollera
conclusioni qualsiasi
né l’infinito esigente
quanto distante, essere
e non essere: polemica geografica
senza una chiara destinazione
né partenza, e pertanto partire,
né una qualsivogliasi a piacere
cielagunosa preziosa azione,
ti ho scritto
per giorni, per ore e
per minuti dettagli del corpo a sonagli
d’un ricordo e secondi
fini; pure rimango
a far prove
d’un’apocalisse impossibile
ustioni, della realtà, della fantasia
con la vita, la verità, del colore
corrusco della mia
ossessa decisione:
rivoglio ciò che le metafore
m’han preso: la mano,
il gesto della vita che m’incalza
questo squinternato dito
in alto, mirino puntato nel dire:
finalmente,
ho finito, addio.

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