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Non piangere mio amore, non sei la sola né il vento che soffia ogni sera né il mare infinito o il marmo infallibile di cui è fatto il cielo e nemmeno il sogno, o il tempo né il suono che incanta il mio orecchio, o il dolore che porto dentro. Non sei il sole, non sei la luna, non potrai risplendere ogni giorno né sorprendermi ogni notte. Non sei il pianto, non sei il miracolo non sei il mondo, il bene o il male, la ragione per cui vivo e morirò. Conosci il gusto delle lacrime dell'assenza, delle scelte, e della solitudine conosco i tuoi nascondigli. Degli occhi il bruno smalto del tuo sguardo ho conosciuto il momento magico e i tuoi sospiri con cui hai graffiato il falso. Ma non sei la verità, il senso della vita il torvo angusto sfogo di tuo padre, non sei la musa, non sei una bimba, che scova fra gli errori di una barba nel viso di quell'uomo il suo segreto. Tu sei il luogo in cui ci siamo amati e il luogo in cui ci siamo dati appuntamento, un luogo all'incontrario, un pipistrello che dall'orizzonte abbraccia il nulla ma che vuol vivere all'aperto. Come un gemito, un lungo addio, il mare una flebile andatura verticale che vacilla ad ogni scuotersi del mondo. Non hai risposte, non sei una frase o un nome o un non so che di eterno. Non sei la vita, non sei il destino o la pietas incerta dei miei giorni. Non potrai rispondermi ogni volta non potrai seguirmi ovunque vada dove la speranza come un ratto putrido s'infilerà nei fili dei miei sbagli fuoriuscendone soltanto al termine del pasto. Non sei la cosa più importante che ho incontrata ma il tratto indelebile dei miei affanni ed io dei tuoi sono il motivo. Non sei lo scopo, il mio obiettivo i miei rancori silenziosi che borbottano i miei dolori che si incastrano i miei segreti che mi assediano, le balbuzie del mio corpo o il torto scivolare del mio scrivere, sul verso giusto in una rima. Non sei il tragico irrompere del caldo il gelido infiltrarsi dell'inverno i suoi odori, fra i colori, il pioppo o il salice, la vigna o il manto erboso il loro volgersi infinito e insistere nei giorni, fra i mesi, per anni ed anni. Non sei il notturno sguardo il grigio applauso delle nuvole nel cielo, il loro andare incontro al sole, il silenzio e la pazienza, o il profumo del mio cuore. Non sei che un essere mortale a cui ho concesso in dono la mia vita e che reclamo ogni secondo al mondo. Che ho persa, intravista, e avuta sorpresa ad inseguirmi e sbattermi per terra costringendo il tempo a ricominciare. No, non sei tu, lasciatelo dire, tu sei un'altra cosa, non sei una rosa, il vento che preannuncia pioggia sei l'amarezza delle tue domande il silenzio che hai trascinato come il temporale un prato, nei luoghi e nei momenti che abbiamo amato. Sei il sorriso circolare di un bambino Che guarda il cielo ed io Che mi affaccio ogni giorno Sull’ultima finestra dell’universo Senza aver mai visto dio sono il mattino dopo. |
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(Castelnuovo Berardenga, 29-07-2001) | |||
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