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Come il filo di perle, parole e fango che ho raccolte attraverso il giorno, o un arpeggio che ho suonato fino a quella nota smorfia diurna che mi hai fatta, io m’infrango e poi mi perdo come l'onda la sua forza insegue nella notte io m'infilo e dentro ai giorni persi indosso stracci tra gli scogli al buio ed i gioielli, speranze amare fra i rimorsi e oltre quelli vedo il giorno del mio addio perpetuo, di spalle salutarmi, da lontano e ascolto, la risacca di parole in bocca e sento riempirmi il cuore e trattenere il fiato sotto vuoto oltre il quale la distanza non è più la stessa. |
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(Milano, 19-10-1999) | |||
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