Il cacciatore

 
 
Al di sopra della porta sull'ingresso
del nostro attuale domicilio una mitraglia,
è ciò che abbiamo messo così da fulminare
chiunque voglia superare quella soglia.
Abbiamo allontanato tutto il possibile
fatto un mucchio di cadaveri e ricordi
avvolti in spiegazioni e salutato
il nostro agire senza più voltarci.
Altrove non ci è possibile più andare,
è già difficile capire in questo stato
dove cadrà il fulmine,
dove inizia il bosco e dove ha fine la città,
per intraprendere un cammino.
Un mitragliatore! Questo sì, e inventarsi
una lingua di parole impossibili a sentirsi,
che negli anni possa diventare invalicabile,
e finalmente scontrarsi con sé stessi
foss'anche al buio del dolore, nel vuoto
e fondo baratro del nulla rimanere.
In cui tutto poi riaffiora, ma per fortuna
meno nitido e non più per noia,
ma per un numero maggiore d’imprudenze,
che lacerano e fagocitano l'augurio di qualcosa.
Sul campo incolto la speranza di una vita
riappare intanto fra gli aratri e taglia e spezza
le lamine del sole e ci commuove.
Si riannoda alla terra nella polvere aspettando
la primavera, e tutto attende i primi spari
del cacciatore.
 
(Milano, 21-02-2002)
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