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Se il mio viso, ora ti sembra trasparente, in qualche modo, il fiato mozzo, se ad ogni bacio ti soffoco o t'imbarazzo e se persino ogni altra cosa, ogni sguardo, ogni parola e il puzzo o lo smalto del mio corpo ed ogni singolo pensiero o immagine di me ti disgusta. Se avvicinandomi ti accorgessi dell'umiltà nel sottobosco dei gesti e delle mie attenzioni, e tu, seccata da ogni profusione da ogni minimo rumore del mio cuore, come una pianta che nel vento né si piega, né si spezza, così fossi; se ti sentissi fragile ma fortissima abbastanza per rigettare nel buio inequivoco della mia squallida ignoranza ogni singolo momento purché del dolore non abbia la sembianza e nemmeno il suono; se provassi almeno a scordare allora la distanza e piegando obliquamente o volgendo, per cercare qualche cosa, una luce, un raggio sottilissimo come un filo teso e dritto tu dovessi, per trovarlo finalmente, spostarti e da un angolo diverso, tenendo il tuo sguardo fisso, una luce, un raggio che perfora, se per farlo tu dovessi scansare la bruttezza che raggira e che ti butto addosso, che ricopre la gente di parole, allora una luce, una fune luminosa che solo da quel punto si vede tu vedrai, o rosa, colta un giorno e custodita invano fra le mani di una sposa. |
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(Modena, 27-08-1999) | |||
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