Attesa
a John

 
 
La svenevole attesa d'un fantomatico accesso alla vera vita,
rallenta il morbido rimestare quotidiano e vivere
dietro solide maschere e qualche splendido color di pietra.
Viviamo nella folle tormenta che è distruzione,
attoniti ascoltiamo il sibilo del vento,
troviamo varchi immensi per spaziare fra gli altri uomini,
fra il lento ammutolire del presente
e uno sguardo al futuro che al mattino spezza
le nostre ingiuste labbra.
E pensiamo al tutto senza mai trafiggerlo un momento,
ricordiamo ciò che non siamo e ciò che siamo
inveisce e poi frastorna il corpo alle nostre spalle.
Frammenti che non possono essere né schegge né ferite
non trovano collocazione fra le nostre cicatrici,
e il respirare ci è difficile, più di allora.
Un nemico dalla bella presenza per non combattere
si è nascosto per anni in questo cuore,
al riparo dagli assalti, covando fra il silenzio una speranza.
Ché ogni volta, andando per cibarlo nella notte
sapeva con certezza che avrebbe vinto alla fine della guerra.
Potevamo uscire ma siamo sempre ritornati,
fra le costole del nostro nome e mai ci siamo spinti
oltre le comode retrovie del cuore.
La guerra c'è stata, sì, combattuta e persa.
Non ci sono spari sul nostro corpo,
ma abbiamo combattuto, sebbene nessuno lo ricordi
una lunga attesa.
 
(Milano, 19-02-2000)
Copyright (C) 1998-2002 Riccardo Bagnato [www.bagnato.it]
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