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A volte scaltro scivola fino all'orizzonte e lì si ferma, arrossisce e piega ogni mio istinto ogni segno in bocca e poi raggiunge il punto in cui s'inchina. A volte poi s'arrampica fin sopra la mia testa e spunta fra i capelli rapido e mi preme finché all'indietro sospirando non chiudo gli occhi e sulle labbra sento le sue ciglia. A volte, quando è buio, sembra fermo, sembra attendermi e sbirciarmi facendomi per poco immobile; sembra accompagnare nella sera verso gli ultimi suoi rantoli notturni in un lamento quasi a dirmi basta un velo, e appoggiarsi in cielo, il vento. Altre volte è un alito leggero che adagio avanza nel silenzio col destino dopo aver viaggiato molto e da lontano essere arrivato fino a dove prende il volto di un abbraccio o dell'assenza, e in quel luogo in cui rimbalza sussurra come a un pugno di capelli ciò che le mie orecchie non possono altrimenti rispondendo al rumore incongruo dei lamenti. A volte in quel luogo attendo che in qualche modo mi sorprenda e per un attimo soltanto sembra farcela ma poi mi prende, mi supera e mi raggira. A volte, spesse volte, mi sto fermo e cerco di ascoltarlo mentre passa e sento che ripete tutt'intorno il suo silenzio e lento sul mio corpo leviga il mio vuoto con le mani chiuse nella sera illanguidisce e mi fa male e penso a te, essere mortale di lacrime e di niente. |
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(Modena, 30-03-1999) | |||
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