Una notte a Milano | ||
Milano, 12-03-2002 | ||
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Giro sotto casa nel quartiere e ondeggio come bollicina in un bicchiere, corteggio il buio e non m’incanto di capire, come un corvo guardo torvo, come un ragno penzolo nel vuoto tra le pieghe dei pensieri che ho intessuto. Dai nervi asciutti spiffera un ricordo, metallo in bocca che parlando apre un cassetto, sussurra lento il vento di mattina e aspetto mentre con lo sguardo smeriglia e non arriva che brezza e singoli frammenti di bolina. La notte intanto sta a guardare sopra il tetto, fingo e non pretendo, ma resto lì per caso, l’odore intenso fra gli spasimi e il sudore intinge il naso di un languido lamento. Dal tuorlo della luna mi nascondo, in questo zabaione di emozioni amare rimbalzo e rimonto, fra gli angoli nel buio, mentre il tram notturno siluetta ed abbandona due donne stanche nel proprio cassonetto famigliare. In ginocchio dal Tijuana esce un uomo “E’ Superman!” si ferma e guarda il posto in cui è cascato, scivola e scompare nella macchina a cambiarsi; gira lo sguardo, gira un’altra volta e gira nella ruota una fatina la chiave nel motore, e ricompone finalmente la vocale del piacere. Mi pavoneggio, respiro forte, d’essere rimasto il solo umano gesto dietro alle parole. Sepolto dentro al letto, abisso di ritorno adesso sul materasso dei ricordi a testa china allungo il passo sul fiume giallo fino a dopo: abbaglia il tempo e il vento abbaia alla mattina mentre la notte si smorza, scodinzola e si alza, insulta il mondo e il giorno incalza. |