Ode agli Appennini
a J***
 
 
Di qui fin dentro al panorama
su cui gli occhi aperti
lo sguardo
ed ogni altra cosa onesta
concedono un traguardo,
di spalle al sole
sull’ombra raggiunta che appare
raggiunge
quel grigio muro e nuvoloso di parole,
e in quello s’impressiona il calore
di una voce e il tonfo
di un pensiero.
Lontanissimo un esule lamento,
intraducibile solubile silenzio nel tripudio
accompagna il profumo dell’età
in cui gli abeti nascondevano alla pioggia,
il rumore dei passi
e la notte intorno,
tutto era intorno.
Erano i luoghi dell’infanzia,
erano i luoghi
dell’adolescenza.
Quando la solitudine non trafiggeva
che il crescere degli anni
e Dio era un obbligo indiscusso,
indiscussi i gesti altrui,
la tavolozza degli affanni,
dipinti anch’essi nel fresco non sapere
naturale avere
quegli anni, ed ora
ricordarli insieme,
con te,
cui nessuno ha dedicato una poesia,
sbagliando.
Ma un'alchimia paterna, fuggendo.
Lama Mocogno, 04-06-2002
Copyright (C) 2002 Riccardo Bagnato [www.bagnato.it]
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