Di solito funziona che il regalo lo riceve il festeggiato e lo fanno gli amici, ma questa volta e' andata alla rovescia. Lo devo ancora scartare, ho capito che il contenuto e' fragile e prezioso e preferisco non fare le cose di fretta. Ma alcuni pensieri, alla superficie della lettera e della copertina, li ho gia' fatti.

Il primo pensiero e' sulle cose preziose, appunto. Cosi' preziose che non le conosce nessuno, che si mimetizzano con il proprio modo di parlare e di guardare il mondo, che nemmeno l'amico - che per affetto e presunzione crede di sapere - avrebbe mai immaginato. Conservare le cose a questa maniera non e' solo una prova di stile, ma la cifra di un uomo. O e' lo stile come cifra di un uomo, ma ci metterei mezzo minuto a diventare insopportabile. Ad ogni modo: chapeau.

Il secondo pensiero e' per le cose preziose che vengono condivise. E devo confessare una certa vertigine. Dopo la prova di stile anche quella... Mi manca la parola, vorrei dire coraggio ma e' qualcosa di piu', di piu' beato, di piu' grande. "Sono questo, proprio questo, non questo con una riserva di cose che ignorate e che posso sfilare dalla manica in qualsiasi momento..." Cioe', qualcosa di piu' c'e' sempre, ma non qualcosa di cosi' maneggevole come il catalogo delle proprie risorse. Dopo la prova di stile, quindi, anche quella di una beata dichiarazione di presenza ed entusiasmo, per la quale spero di imparare anch'io - prima o poi - la parola adeguata.

Il terzo pensiero e' per le cose preziose che per essere condivise vengono archiviate. Archiviare le cose preziose significa archiviarsi, credo, mettere da parte una serie di oggetti e di parole, a volte ingarbugliate, che hanno mantenuto col proprio presente un rapporto di sostituzione, lo hanno alimentato, ne hanno alimentate le speranze ma anche le paure, ne sopportano il peso... Messe in archivio, ti lasciano un po' piu' libero e per accogliere di buon grado questa nuova liberta' bisogna aver fatto due conti per concludere che si', ce la si puo' fare. Le somme sono faticosissime da tirare... Ancora complimenti.

Il quarto pensiero e' per le cose preziose che arriveranno, una promessa di passato rateale, che solo l'idea, portata su di me, mi affanna. Quindi continuerai a prendere in mano fogliacci e ricordi, continuerai ad aprire file, continuerai magari a correggere virgole e a centellinare le tue cose preziose per gli amici? Io avrei una paura folle, te lo confesso.

Il quinto e ultimo pensiero, per ora che non ho ancora aperto il pacco prezioso, e' per una delle cose che arriveranno. Hai annunciato alcune pagine su Kafka, che mi riavvolgono a una primavera lontana e meravigliosa. Per molti versi una stagione magica, della quale, forse, non riusciro' mai a vedere i limiti (e quindi ad archiviarla). Io arrivavo in ritardo al Circolo, si portavano gia' i sandali e l'estate prometteva benissimo. Arrivavo da solo, con qualche birra nello stomaco e la leggerezza nel cuore. C'era stato un concerto, non ricordo piu' quale, ma la scena era quella della fine di un concerto, con lo sporco per terra e le luci della sala troppo accese. Devo aver salutato qualcuno, ma di fretta. Avevo un appuntamento. Tutto era leggerissimo e poetico, in quella primavera che prometteva e avrebbe mantenuto magie per l'estate. Incontrai il mio uomo, come si dice. Forse lo avevo gia' visto, comunque non avevamo mai parlato. Tornava dall'estero, se ne parlava molto in quei primi giorni del circolo. Piacere, Pierpaolo. Aveva i capelli lunghi e lo sguardo vispissimo. Credo che avesse bevuto piu' di me. Ci siamo fermati a sedere sul bordo del palco a parlare di Kafka, ubriachi e appassionati. Quell'estate non poteva promettere nient'altro che magie.

Da allora abbiamo parlato di parecchie cose, io e quel cappellone. In certi periodi ci siamo capiti di piu', in altri di meno, ma io ho imparato moltissimo sia dalle comprensioni che dalle incomprensioni. Direi che ho un debito, se non fosse che non mi ci sono mai risparmiato, in quelle chiacchiere. Come adesso, che come vedi mi muovo senza bussola, per provare a capire cosa mi ammira del tuo splendido regalo e per farti tutti gli auguri di cui sono capace, Riccardo, un altro amico del cuore.
Tuo,