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il manifesto - 08 Settembre 2004 CULTURA pagina 15
indice cultura

pag.14

Il fantasma del nemico
ROBERTO CICCARELLI
 
Due violenze allo specchio
ROB. CI.
 

pag.15

Il futuro a portata d'installazione
RICCARDO BAGNATO
 
Linux turberà il 2005 di Microsoft
 
Il museo Munch acquista sistema d'allarme
 
Naipaul: «Il multi-culti? E' assurdo»
 
Un digitale di pubblico dominio
RI. BA.
 
 

intervista

Un digitale di pubblico dominio
Intervista Un luogo sperimentale aperto a tutti. La scommessa del festival austriaco. Parla il direttore di «Ars Electronica» Gerfied Stocker
RI. BA.
Dirige il Festival «Ars Electronica» dal 1996 insieme a Christine Schöpf, ma per lui, austriaco, classe 1964, l'attività principale rimane quella di «media artist». Gerfried Stocker, oltre a seguire il più importante Festival di nuove tecnologie ed arte in Europa, ha infatti fondato nel 1991 il gruppo «x-space», in cui si sono incontrati artisti, ma anche programmatori, ingegneri, musicisti, con cui Stocker ha creato ed esposto installazioni interattive in tutto il mondo.

Da artista a direttore di Ars Electronica, come è successo?

Al tempo ero stanco delle solite presentazioni per pochi, di incidere nastri nel mio studio sperando che poi qualcuno mi invitasse a qualche noiosa conferenza. Grazie ad Ars Electronica ho cominciato così a creare installazioni, ambienti sonori interattivi, in modo tale da coinvolgere l'ascoltatore. E' stato allora che mi hanno chiesto se ero interessato a dirigere il Festival.

Strano però che il più importante Festival di arte e nuove tecnologie sia organizzato a Linz...

In realtà ci sono due buone ragioni. A Linz, dopo la guerra, l'industria dell'acciaio era molto forte. Durante la crisi industriale dell'acciaio negli anni '70 la città si è trovata però a ripensare il proprio futuro. Non avendo la storia di Salisburgo o Vienna, le altre due grandi città culturali austriache, si è preferito investire nel futuro e non competere sul passato. Questo almeno è quanto pensava Hannes Leopoldseder, direttore della televisione austriaca, uno dei visionari fondatori di Ars Electronica. Secondo Leopoldseder le nuove tecnologie potevano infatti rappresentare un settore trainante dell'economia, se collegate alla cultura e alla società. Per questo il Festival si chiama Festival dell'Arte, delle Nuove Tecnologie e della Società.

E' chiaro il collegamento con l'arte e le nuove tecnologie, quanto alla società?

In realtà «società» è il termine più importante, o meglio, l'obiettivo del Festival. La tecnologia di fatto cambia le società, e l'arte, almeno per come la vedo io, è uno dei modi migliori con cui è possibile parlare a un pubblico eterogeneo - un politico ma a anche a uno studente - perché tutti possano comprendere come sta cambiando la società o come dovrebbe cambiare.

Un esempio concreto?

Linz stessa, il Festival ha cambiato il volto della città, non solo attirando imprese, sponsor, o visitatori, ma da 25 anni produce cultura che ha dato una nuova identità ai propri cittadini.

La sensazione però, qui a Linz, è che sia un Festival «per pochi». Da un lato per la specificità degli argomenti e, dall'altro, perché quasi esclusivamente dedicato ad artisti tedeschi e americani...

Ci sono conferenze che possono risultare più complicate di altre, ma abbiamo dato spazio anche a spettacoli che potessero coinvolgere un pubblica ampio.

Per quanto riguarda il rapporto fra Ars Electronica e Stati Uniti, in realtà quest'anno ci sono diversi artisti francesi e qualche spagnolo. E' vero tuttavia che la maggior parte degli artisti e dei relatori provengono dal mondo tedesco e americano. Da qualche anno, però, l'Asia e il Giappone in particolare hanno dimostrato di essere addirittura molto più avanti di noi europei e degli americani. D'altra parte sono questi tre, Stati Uniti, mondo tedesco e Giappone, i luoghi dove si ricerca e si crea di più nel nostro settore.

Qual è il rapporto tra il Festival e il mondo del mediattivismo?

Verso la fine degli anni `90 abbiamo organizzato molti laboratori di media activism nel quadro delle attività del Festival. Oggi, però, siamo più interessati a progetti come Creative Commons (www.creativecommons.org ndr.), che aiutano gli artisti a trovare una modalità legale per diffondere le proprie opere che riteniamo più adeguata, rispetto ad esempio alla classica licenza «GPL» della Free Software Foundation (www.gnu.org ndr.).

L'Ars Electronica dei prossimi 25 anni?

Nel futuro, l'attenzione sarà data a quei progetti che non solo ricercano un nuovo metodo di rappresentazione, ma anche di rappresentanza. In India ad esempio, ma non solo, ci sono progetti culturali ed educativi a cui vorremmo dare più spazio nel futuro. Nelle prossime edizione vorremmo quindi dire qualcosa in più, e qualcosa che non è stato ancora detto, sulle proprietà democratiche della società della Rete, attraverso ovviamente gli artisti che vorranno porsi questo problema.




 
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